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Luis Sepulveda a scrittorincittà 2008

16.04.2020 - Addio Luis

E così il maledetto coronavirus si è portato via anche Luis - Lucho - Sepúlveda, lo scrittore cileno noto in tutto il mondo per la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

È una grossa perdita, sia per i milioni di lettori che l’hanno fedelmente seguito nelle sue storie che si svolgono in Cile o a Parigi, alla “fine del mondo” o in Nicaragua  o ad Amburgo o in Andalusia, sia per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente: grande e grosso, con un sorriso da pubblicità di dentifricio, sempre pronto a far festa, a prendere posizione, a schierarsi anche nelle battaglie già perdute in partenza, un po’ scrittore militante e un po’ simpatico cialtrone.

Ha avuto però il tempo di lasciarci alcuni libri indimenticabili, come - tra i tanti - Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Il mondo alla fine del mondo, Diario di un killer sentimentale, Patagonia Express, Cronache dal Cono Sud… senza dimenticare gli splendidi Racconti - raccolti in una bella edizione a cura del suo amico Bruno Arpaia - nei quali forse da il meglio di sé: grazie al suo gusto per “le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa che gli permette di stilizzare  con semplicità e leggerezza calviniane i personaggi e gli eventi più complessi”.

Se n’è andato, sempre più somigliante al suo gatto Zorba, il protagonista della Storia di una gabbianella: "Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto”.

[Paolo Collo]

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